sabato 15 maggio 2010

Dell'affaire Cerere-Barilla: quello che molti non sanno e troppi fanno finta di non sapere



La storia recente dell'ex stabilimento pastaio della Barilla in un Instant Book firmato da Filippo de Lubac. "Le mani in pasta... ed anche altrove" ripercorre fatti, nomi e circostanze protagonisti di una di quelle vicende che solo in Basilicata possono accadere. Un'intera fabbrica finanziata con i fondi del terremoto 1980 viene smantellata da operai russi giunti nottetempo e ripartiti dopo un mese d'intenso lavoro.

lavoratori russi
I macchinari imbarcati e spediti alla Kubanskaya Makaronnaya Fabbrica” in quel di Krasnodar (Russia) dopo un sequestro lampo della nave in rada, firmato e revocato in 24 ore dalla Procura della Repubblica di Matera. U'altro opificio, finanziato con fondi pubblici, è quello della Cerere. Valorizzare le produzioni cerealicole della collina materana, questa la finalità e l'impegno assunto in sede di erogazione di 14 miliardi e passa di lire italiane.

Arriva un Filippo Tandoi, industriale pugliese, e si compra tutto ai primi di settembre 2005. E' vietato, ma lui lo fa con il plauso degli industriali, dei politici e sotto gli occhi della Procura della Repubblica di Matera. Il Capo, Giuseppe Chieco,

Giuseppe Chieco
da anni risulta indagato per gravissime ipotesi di reato fra le quali l'associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari (è stata formulata richiesta di archiviazione, le opposizioni si discuteranno davanti al Gip di Catanzaro il 18 giugno 2010). Dei quaranta soci-agricoltori iniziali ne restano dieci a lottare in una sfida impari. Denunciano tutto alla Procura della Repubblica, al Ministero delle Attività Produttive, ai NAS, all'OLAF (organismo europeo di vigilanza sulle malversazioni nei finanziamenti) e siamo ancora nel settembre 2005, ma non accade nulla. Passano gli anni. Lo Stato ha "accompagnato" gli operai del dismesso opificio Barilla verso prepensionamenti e/o trasferimenti e quanto altro si usa in questi casi. Tandoi ne ha accolto alcuni, presso la Cerere ed in cambio ha messo le mani sul suolo della fabbrica dismessa in zona urbana. La Procura di Matera ha concluso le indagini e chiede il rinvio a giudizio per alcuni degli industriali, dei politici, dei faccendieri che hanno contribuito all'opera; contemporaneamente sequestra lo stabilimento "Cerere" e lo affida in gestione al principale indagato. Siamo a Febbraio 2009. Passa un altro anno e un commissario prefettizio, tre giorni prima dell'elezione del sindaco che lo sostituirà alla guida di Matera, accoglie la richiesta di Filippo Tandoi (sempre in attesa che si decida sul suo rinvio a giudizio per "malversazione in danno dello Stato") e trasforma la destinazione urbanistica del suolo ex-Barilla. Verde pubblico? Servizi per i cittadini? NO! Civili abitazioni. Questa è la nostra città, specchio di un'Italia allo sbando dove un ministro può permettersi di dichiarare che gli hanno comprato la casa in cui abita a sua insaputa. Cosa sarà del suolo ex-Barilla? La domanda al neo sindaco Salvatore Adduce.

p.s.
"Le mani in pasta... ed anche altrove", un instant book nell edicole di Matera racconta la storia dell'affaire Cerere-Barilla: quello che molti non sanno e troppi fanno finta di non sapere.