lunedì 26 settembre 2011


Enzo Iacopino

Un giornale che nasce è motivo di soddisfazione per chiunque creda nel diritto dei cittadini ad avere quante più informazioni possibili su quel che accade. Il momento non è dei più favorevoli. Ancor prima della non marginale difficoltà economica generale, c’è, nei confronti del nostro mondo, un’aggressione che trasversalmente vede d’accordo tutte le forze politiche. Si fa un gran parlare, ad esempio, dei limiti da porre alla pubblicazione delle intercettazioni e l’attuale opposizione critica, giustamente, le ipotesi contenute in quel che resta del disegno di legge Alfano. Ma queste norme, i documenti sono lì, sono per quanto inaccettabili meno gravi di quelle che vennero approvate alla Camera quando l’allora Guardasigilli, Clemente Mastella, presentò un suo provvedimento sulla materia. Il presidente del Consiglio non era Silvio Berlusconi, ma Romano Prodi e la maggioranza parlamentare era di segno opposto. Dissero no a quel provvedimento pochissimi deputati, dei quali si è perduta traccia (per lo più) grazie anche ad una legge elettorale che consente la nomina e non l’elezione dei parlamentari. Potrà sembrare originale, ma quando tutta una classe politica si coalizza, salva qualche eccezione, contro il mondo dell’informazione, ciò significa, prima di tutto, che i giornalisti fanno il loro dovere. Sì, noi dobbiamo essere scomodi. Dobbiamo essere gli occhi e le orecchie dei cittadini. Dobbiamo rappresentare quel tramite essenziale di conoscenza piena di ciò che accade per consentire all’elettore di fare scelte consapevoli e responsabili. Non è solo questo il nostro dovere. Senza precipitare nella reticenza, abbiamo quello di avere rispetto per le persone, quale che sia il loro ruolo nella società, il loro credo religioso o politico, il colore della loro pelle, perfino la loro colpa. Suona bene, lo so, ma nella pratica non sempre onoriamo questo dovere. A volte qualcuno di noi si fa parte, rispettando queste regole elementari solo nei confronti di quanti condividono o rappresentano le idee che ha. È il sottile confine tra giornalismo e militanza. Varcarlo è facilissimo, ma è grave – imperdonabile – il tradimento del dovere che la Costituzione ci assegna nei confronti dei cittadini. Troppo spesso diventiamo strumento, non sempre inconsapevole, di partite che poco hanno a che vedere con il diritto alla verità. Ad esempio, ciò accade quando ci trasformiamo in buche delle lettere, pubblicando in maniera acritica pagine e pagine di trascrizioni di intercettazioni telefoniche. Passiamo sopra alle persone, anche a quelle non coinvolte nelle indagini, con la delicatezza di un mezzo cingolato. C’è necessità di raccontare che Tizia è l’amante di Caio, quando di tentativo di estorsione si parla e non di una vicenda sentimentale (che interesserebbe a chi, poi?). C’è necessità di parlare delle abitudini sessuali di Sempronio, coinvolto in una vergognosa vicenda di appalti e mazzette? Fare riferimento a come la stampa ha affrontato il caso di Sarah Scazzi è fin troppo facile. Mentre lo denunciavamo come sbagliato, tutto veniva replicato con Yara Gambirasio, alimentando un guardonismo precipitato nel turismo dell’orrore per vedere dov’è la casa dei “mostri” ad Avetrana. L’augurio che formulo ai colleghi che danno vita a questa iniziativa trae lo spunto dalle parole che ci ha rivolto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano invitandoci a fornire ai cittadini una “informazione pacata e responsabile”. Non servono la suggestione delle urla (che infastidiscono i più); il sensazionalismo dei titoli estremi (magari smentiti dal testo degli articoli); l’aggressività di aggettivi o di foto che creano crampi allo stomaco. La verità raccontata con parole essenziali e pacate porta con sé il dono della credibilità, tesoro prezioso per un giornale e per ogni giornalista.
di Enzo Iacopino


domenica 17 luglio 2011

MATERA: Il “caso” Cifarelli & il "caso" Gaudiano


Il "caso" Cifarelli
Era il 12 ottobre 2010 quando la D.ssa Alessandra Susca, PM, formulò la richiesta di rinvio a giudizio per 13 persone imputate di reati gravissimi contro la pubblica amministrazione. Chiamati a rispondere, a diverso titolo e con specifiche responsabilità di reati che vanno dall'associazione per delinquere, alla truffa aggravata; dalla turbata libertà degli incanti alla falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale. Martedì 24 maggio, il Giudice dell'Udienza Preliminare si è pronunciato: rinvio a giudizio per i reati più gravi; prescrizione per gli altri. Non vi è nessuna condanna e le guarentigie del nostro sistema giudiziario stabiliscono la presunzione di non colpevolezza che si condivide in pieno e totalmente. Da ciò, tuttavia, non può discendere una totale censura delle ragioni di opportunità che presupporrebbero comportamenti responsabili e atti concreti tesi a liberare l'ente comunale da imbarazzi e criticità. Infatti, essendo il Comune di Matera parte offesa nel processo che inizia con l'udienza del 28 settembre 2011, appare quanto mai inopportuno che possa continuare a rivestire il ruolo di portavoce del Sindaco, uno dei principali imputati che risponde di associazione per delinquere finalizzata alla truffa ai danni dell'Ente comunale. Il Dr. Roberto Cifarelli, che è “non colpevole” sino a prova contraria, ha la sensibilità politica ed etica per comprendere che occorre eliminare dalla partita ogni imbarazzo o conflitto che, oltre a sollevare sospetti e mugugni quale che fosse la posizione assunta dal Comune di Matera, impedirebbe a lui stesso di difendersi in piena e completa autonomia e libertà. Magari sarebbe stato preferibile che si facesse da parte già prima del rinvio a giudizio ma adesso, francamente, appare inevitabile. Fra le contestazioni mosse dal Pubblico Ministero sulla base delle evidenze investigative, l'imputato Cifarelli: “si associava al fine di commettere più delitti contro il patrimonio, la Pubblica Amministrazione e la Fede Pubblica tra i quali la truffa aggravata ai danni di un Ente Pubblico (Comune di Matera, ndr), il falso ideologico in atti pubblici, l'abuso d'ufficio e la turbata libertà degli incanti, al fine di conseguire la proprietà o comunque la disponibilità di beni immobili demaniali e comunali da destinare ad attività di speculazione edilizia... con promesse, collusioni ed altri mezzi fraudolenti, turbavano la gara nella licitazione privata al fine di aggiudicarsi le suddette aree demaniali... inducevano in errore il Comune di Matera per l'esenzione dal pagamento degli oneri di costruzione pari ad Euro 249.101,27”. 

Il “caso” Gaudiano 
Altro emblematico caso che porta a processo importanti amministratori di enti pubblici, è quello definito sempre il 24 maggio scorso, un vero e proprio martedì nero delle amministrazioni locali. Questa volta sono i vertici della sanità lucana a finire rinviati a giudizio: Vito Nicola Gaudiano (Direttore Generale dell'Azienda Sanitaria Materana), Giuseppe Montagano (Commissario della medesima ASM, all'epoca dei fatti reato contestati) e Rocco Alessandro Giuseppe Maglietta (Direttore Generale del CROB di Rionero). Rispondono del reato di cui agli artt. 110, 323 c.p., perché, il MONTAGANO, quale Commissario, con i poteri del Direttore Generale dell'Azienda Sanitaria Locale di Matera, nominato tale dal Presidente della Giunta Regionale di Basilicata in data 01.01.2009, in concorso con il MAGLIETTA, quale Direttore Generale del Centro di Riferimento Oncologico di Basilicata con sede in Rionero in Vulture, in violazione di Legge e/o regolamento, procuravano intenzionalmente al GAUDIANO, il quale li istigava, un ingiusto vantaggio patrimoniale, sia perché evitavano al GAUDIANO di dimettersi dall'incarico di Direttore di Unita Operativa Complessa CRT Basilicata, sia perché gli consentivano di percepire mensilmente, quale Direttore Generale dell'Azienda Sanitaria Locale di Matera (nomina avvenuta in data 07.01.2009), carica che, permanendo la situazione di incompatibilità non avrebbe potuto ricoprire, competenze maggiori rispetto a quelle che gli sarebbero spettate quale Direttore di Unita Operativa Complessa CRT Basilicata. Non è affare da poco se il Pubblico Ministero ha fornito le prove documentali che i tra hanno conseguito lo scopo criminoso attraverso una serie abusi e false attestazioni. È il male della politica onnipresente ed onnipotente che, quando decide di perseguire taluni accoppiamenti di illustri “posteriori” a lucrose poltrone, dimostra solerzia e dispregio delle regole pari solo alla pretesa impunità dovuta a non si sa quale titolo e, purtroppo, a volte favorita dalla lentezza delle indagini. Come in questo caso. La Procura aveva, sin dai primissimi giorni della nomina di Vito Nicola Gaudiano, tutti gli elementi che hanno poi condotto al rinvio a giudizio. Come per anni ha avuto nel cassetto le indagini svolte dalla Polizia Giudiziaria sul voto di scambio, sulle anomalie dell'appalto per la risonanza magnetica, sulle morti sospette, sui concorsi pilotati. Ma i tempi lunghi, quasi sempre, conducono alla prescrizione del reato ed al confermarsi di una presunzione d'impunità. Quasi! 




di Filippo de Lubac

Il caso “Cifarelli” e gli altri: Petizione popolare dell'MPA


Abbiamo appreso che il Dr. Roberto Cifarelli ed altri dipendenti e/o dirigenti del Comune di Matera sono imputati per gravissimi reati commessi in associazione per delinquere ai danni dell'amministrazione comunale di Matera. Il Movimento Cittadini Liberi ribadisce il rispetto per la presunzione di non colpevolezza ed esprime il convincimento e l'auspicio che gli indagati vengano scagionati completamente in sede giudiziaria dagli addebiti mossi a loro carico dalla Procura della Repubblica di Matera. Sul piano politico, occorre che l'amministrazione del Sindaco Adduce eserciti le doverose valutazioni di opportunità e consenta agli imputati che svolgono ruoli dirigenziali e/o di rilievo politico/amministrativo di esercitare compiutamente e liberi da imbarazzanti conflitti d'interesse i propri diritti di difesa. Nel loro esclusivo interesse, quindi, occorre revocare loro gli incarichi di rappresentanza e/o di dirigenza che possono farli apparire in conflitto d'interessi oppure, addirittura, in contrasto con le posizioni di tutela dell'immagine dell'Ente. Si tratta di motivi di opportunità che vanno perseguiti senza ledere gli interessi delle singole persone che, nel rispetto delle competenze, potranno occuparsi di settori e/o attività diversi da quelle per cui sono ipotizzate le presunta attività criminose. Sul piano giudiziario, è certamente opportuno che il Comune si costituisca parte civile nel giudizio che si sta instaurando poiché, nella remota e non auspicata ipotesi in cui si dovesse giungere ad una condanna inappellabile, venga riconosciuto all'Ente, unica parte offesa nel procedimento in questione, il dovuto ristoro per il danno subito: “si associavano al fine di commettere più delitti contro il patrimonio, la Pubblica Amministrazione e la Fede Pubblica tra i quali la truffa aggravata ai danni di un Ente Pubblico (Comune di Matera, ndr), il falso ideologico in atti pubblici, l'abuso d'ufficio e la turbata libertà degli incanti, al fine di conseguire la proprietà o comunque la disponibilità di beni immobili demaniali e comunali da destinare ad attività di speculazione edilizia ...con promesse, collusioni ed altri mezzi fraudolenti, turbavano la gara nella licitazione privata al fine di aggiudicarsi le suddette aree demaniali... inducevano in errore il Comune di Matera per l'esenzione dal pagamento degli oneri di costruzione pari ad Euro 249.101,27”. 

Questo Movimento politico, qualora il Sindaco continuasse a mantenere il silenzio sulla vicenda e non assumesse decisioni motivate in Consiglio Comunale, si impegna sin da ora a proporre una petizione popolare per la costituzione di parte civile che sottoporrà alla firma di tutti i cittadini materani. L'MCL s'impegna, a sottoporre a tutti i consiglieri comunali una proposta di ordine del giorno urgente per trattare e deliberare sulla delicata questione, invitando tutti i consiglieri a sottoscriverlo e proporlo al dibattito consiliare. Sarebbe stato certamente preferibile che il sindaco Adduce, ben conoscendo lo stato avanzato del procedimento penale a carico del Dr. Cifarelli, avesse evitato di gravarlo del delicato incarico di portavoce ufficiale che oggi ci vede costretti ad una presa di posizione spiacevole ma indispensabile nell'interesse dello stesso alto dirigente e di tutta la cittadinanza materana. 

di Franco Mianulli

sabato 19 febbraio 2011

IL PROCESSO IMMEDIATO ovvero Cittadini di serie B



Tutti i cittadini sono uguali di fronte alla Legge, lo stabilisce e garantisce la nostra Costituzione. Ma la Legge non è uguale per tutti. Infatti, coloro che la Legge devono solo applicarla, a volte, dimenticano di esserne soggetti e finiscono per interpretarla a loro piacimento rivendicando una presunta insindacabilità dell'operato che li pone al di sopra della Legge, della Costituzione e, quindi, dello Stato. Veniamo agli esempi concreti. Silvio Berlusconi è stato indagato per gravi reati, tanto gravi da richiedere misure invasive della libertà personale quali: intercettazioni, perquisizioni e sequestri. Tempo un mese e i solerti magistrati hanno chiesto ed ottenuto il processo immediato fissato per i primi di aprile. Quattro anni fa, quattro giornalisti, un editore ed un capitano dei Carabinieri furono oggetto di perquisizioni e sequestro di documenti e computer sia presso le loro abitazioni che nelle redazioni delle testate giornalistiche. Nemmeno la Caserma dei Carabinieri venne risparmiata dalla Polizia Giudiziaria agli ordini del PM, tanto erano gravi le ipotesi di reato perseguite. Mesi di intercettazioni telefoniche delle utenze dei giornalisti e del carabiniere. Anche le conversazioni di servizio e quelle in cui l'ufficiale riceveva disposizioni sulle indagini da compiere a carico degli stessi magistrati che decidevano e ascoltavano proprio quelle telefonate. L'ultima proroga delle indagini preliminari è scaduta il 31 gennaio 2009, due anni fa. Ma del processo, ovvero dell'atto di chiusura delle indagini, nemmeno l'ombra. In questi casi la Legge prevede che il Procuratore Generale disponga l'avocazione, ma il magistrato ha rigettato le richieste in tal senso e gli organismi di vigilanza e controllo (CSM, Ministero, Procura della Cassazione, Presidente della Repubblica), formalmente interessati, tacciono. È troppo chiedere lo stesso trattamento (celere) e la stessa attenzione (quotidiana) riservato a Presidente del Consiglio? Personaggi ed interpreti: Annunziata Cazzetta (PM - Mt); Massimo Lucianetti (Proc. Gen. - Pz); Pasquale Zacheo - Capitano CC; Carlo Vulpio, Gianloreto Carbone, Nino Grilli, Nicola Piccenna - giornalisti; Emanuele Grilli – editore (indagati). (tratto da "Buongiorno" pubblicazione settimanale della testata "Giornale della Sera" del 19 Feb 2011)



La casta è un sistema di stratificazione gerarchica della società. Le caste influiscono anche sulla suddivisione del lavoro, diversificando quindi lo stato sociale di ogni cultura. Il sistema della caste trovò una giustificazione religiosa nel primo dei testi sacri dell’induismo, il Rig Veda, e fu poi riaffermata nella Bhagavad-Gita, che indica come via per accedere a una condizione migliore nella successiva incarnazione, se si obbedisce alle regole della propria casta. Inizialmente le caste erano quattro: kshatriya (il re e i guerrieri), brahmani (sacerdoti), vaishya (agricoltori e mercanti) e shudra (servi); ma con l’emergere di nuove attività e gruppi sociali il sistema subì un’evoluzione e si sviluppò una serie di sottocaste o jati. Ogni casta ha il proprio dharma, ossia una serie di doveri da compiere. Si tratta perlopiù di preghiere, di servizio nei confronti della comunità, di dominio delle proprie passioni. Secondo le dottrine induiste, la casta nella quale un individuo nasce è il risultato delle sue azioni in una vita precedente. In questa visione le ineguaglianze fra gli uomini sono quindi motivate da azioni passate, ed hanno del resto un valore provvisorio, valgono cioè fino alla morte dell'individuo e alla sua successiva reincarnazione. Al di fuori delle dette classi vi sono i Paria, essi sono i fuori casta, cioè gli infimi tra gli infimi. Adesso è tutto più chiaro. Hanno ragione i Napolitano, i Violante & C., ad invitarci alla moderazione, ai toni morbidi. Noi che siamo Paria per qualcosa che abbiamo fatto in una vita precedente (e quindi ce lo siamo meritato) dobbiamo solo compiere i doveri del nostro dharma, aspettare la morte e nella prossima vita... saranno c... loro! Ma un piccolo anticipo già in questa (vita), magari, ci starebbe tutto. (tratto da "Buongiorno" pubblicazione settimanale della testata "Giornale della Sera" del 19 Feb 2011)

 

giovedì 3 febbraio 2011

Messico e nuvole

Il Messico non c'entra, le nuvole sì. O, forse, è il contrario. Il fatto è che c'è una gran confusione in giro ed ogni volta, prima di avviare una qualsiasi discussione o formulare un intervento occorre stabilire una base di vocaboli cui si conferisce un significato comune e condiviso. Figurarsi se si affrontano questioni, come dire, intrinsecamente impegnative quali la verità, la lealtà, la libertà. E giù con gli esempi, le domande ed i dogmi. Non certo quelli di fede che sono così chiari e precisi da non ammettere equivoci, se non quelli voluti o creati ad arte. Il 14 ottobre 2005, questa testata pubblicò un numero completamente bianco, una bianca lapide muta alla scomparsa della libertà di stampa. Allora vi erano state pressioni e tentativi di mettere a tacere questa voce. Prove tecniche di censura giudiziaria che, per la verità, sono continuate, si sono intensificate e precisate in modalità e toni che mai avremmo immaginato e che, ad onor del vero, nemmeno i Codici avevano (ed hanno) previsto. Ma siamo ancora qui e la cosa è di per sé positiva, nonostante il prezzo pagato e quello che siamo chiamati a pagare ancora. Libertà: quella cosa che se la eserciti devi necessariamente pagarne il prezzo. Siamo tanto lontani dall'idea del sacrificio, dalla possibilità (necessità) di rinunciare a qualcosa per restare liberi da arrivare all'auto censura. “La libertà, Sancho, è uno dei doni più preziosi che i cieli abbiano concesso agli uomini: i tesori tutti che si trovano in terra o che stanno ricoperti dal mare non le si possono eguagliare: e per la libertà, come per l’onore, si può avventurare la vita” (Don Quijote de la Mancha - Miguel de Cervantes). Messico o nuvole, poco importa. Per la libertà, come per l'onore, si può avventurare la vita. (da "Buongiorno" di Filippo de Lubac)

La vita che non c’è del ragionier ‘Spino’

È da 30 anni che il ragionier Giuseppe Spinelli contabilizza vite non sue, parla con femmine che non conosce, gestisce ville dove non è mai stato, riceve dozzine di messaggini da bimbe che non gli chiedono mai “Ragioniere come sta?”, ma solo “Quando, quanto?” e al massimo gli concedono la piccola delizia di certi diminutivi, tipo Spin, Spino, Spinaus. Due volte al mese entra nella filiale del Monte dei Paschi di Milano 2 e ne esce con “il cappotto foderato di denaro” (Ruby dixit) da 500 a 800 mila euro in contanti. Che non sono mai per lui, ma per il Dottore, cioè il Presidente, cioè il titolare della sua puntigliosa aritmetica. Di lui non esistono foto, né (quasi) interviste. Si sa che sta per compiere 70 anni, è nato a Settala, vive a Bresso. Ha avuto inconvenienti con la giustizia per abusi edilizi, mai compiuti da lui, né per suoi vantaggi. Ne è uscito con batterie di avvocati non suoi. Perché anche i guai e la soluzione dei guai sono sempre il riverbero di chi gli paga i gesti, i sogni e il destino. Ha una moglie, che in questi giorni concitati ha morso un paio di cronisti ficcanaso: “Andate via, mio marito non c’è”. Suo marito (invece) c’è sempre. È la sua vita che da 30 non c’è più. (Il Fatto Quotidiano, 3 febbraio 2011)

giovedì 27 gennaio 2011

Cuffaro, una lezione di civismo (e di dignità)

Salvatore Cuffaro, beffardamente ribattezzato Totò Vasa-Vasa, ci ha dato una lezione. E che lezione! Era dai tempi del Presidente della Repubblica Giovanni Leone, dimessosi appena venne attinto da un procedimento penale per sospetta corruzione (da cui poi fu prosciolto), che non si assisteva ad una lezione di rispetto istituzionale e costituzionale di questa portata. Anzi, forse, la lezione che arriva da Cuffaro è anche più importante. In un clima politico in cui il capo del Governo minaccia i PM che indagano su di lui. In un momento storico in cui il conflitto di competenza invece che rimandato alla (legittima ed unica) competenza del tribunale, viene risolto dall’imputato e dai suoi avvocati con decisione inappellabile quanto incostituzionale. Quando il quadro istituzionale vede al vertice del Governo un uomo indagato per sfruttamento della prostituzione minorile. È davvero una sorpresa che un uomo potente, già Presidente della Regione Sicilia e Senatore della Repubblica Italiana, affermi che accetta la condanna e si consegna alla detenzione carceraria in ossequio alle istituzioni che ha servito. Una sorpresa ed un insegnamento, certamente da una persona che non ha da trarne vantaggio e che avrebbe ben potuto buttarla in teorie complottiste. Invece eccolo lì, con un filo di voce e qualche incertezza come se sapesse di pronunciare parole storiche, che si presenta ai carabinieri per essere arrestato e portato in carcere. La notizia vera è questa. Il resto, le accuse (e la condanna) per aver favorito alcuni mafiosi, improvvisamente, passano in secondo piano. Prevale l’uomo, l’insegnamento utile ai propri figli ma anche a tanti figli di... che albergano nei palazzi della politica. (dal settimanale "Buongiorno" del 29/01/2011)

sabato 22 gennaio 2011

SILVIO, AD-DIO

SILVIO, ADDIO!

(tratto dal settimanale "Buongiorno" in edicola a Matera Sabato 22 Gennaio 2011)


Finisce una storia, è inutile e persino patetico tentare di non leggere il dato. Assistiamo alla fine della storia di un uomo segnato dagli anni e da qualche disturbo patologico della personalità che non può togliergli il posto di rilievo nella storia d'Italia che si è meritato per quanto ha fatto. La corte dei fedelissimi ripete frasi senza senso compiuto o, comunque, del tutto avulse dalla realtà. É come tentare di fermare un treno soffiando contro la locomotiva. Risparmiategli almeno le ultime, umilianti, esternazioni. Voi che non gli avete risparmiato la discesa sino agli infimi anelli della considerazione di sé. Voi che dite di essergli amici ma niente fate per alleggerire il peso della solitudine che traspare dallo sguardo stanco di quest'uomo. Un dato, almeno uno, possiamo cogliere e persino apprezzare di Silvio Berlusconi: il desiderio di felicità. Anche le nefandezze più basse, chissà quanti e quante simili nelle nostre vite così “normali”, altro non sono che domanda, richiesta, desiderio. Bisognava dirgli, spiegargli, quale è la direzione cui indirizzare questa ricerca. Occorreva testimoniargli Chi risponde davvero a questo desiderio, invece che strappargli un pezzo, piccolo o grande, di potere. Ci voleva qualcuno che gli volesse davvero bene. Cosa ve ne fate, adesso, di quel potere? Cosa ne avete fatto dei talenti che avevate in dote? Come se il destino buono non fosse di tutti e per tutti, come se alcuni fossero semplice strumento amorfo e non avessero un destino di felicità per sé stessi e il loro destino non ci stesse a cuore come quello di noi stessi. Come se una scelta a priori li sottraesse alla libertà di scegliere. C'è una possibilità, c'è sempre la possibilità di guardare e di chiedere e di ottenere molto di più di quanto si è meritato e, persino, di quanto si spera. Silvio ad-Dio! (di Bianca Novelli)

giovedì 6 gennaio 2011

Tarde de mantillas y claveles

(tratto dal settimanale "Buongiorno" in edicola a Matera da Sabato 8 Gennaio 2011)

In redazione giungono decine di segnalazioni, esposti, intenzioni (ed a volte finanche) querele e, negli incontri seguiti alla pubblicazione del primo numero di questo settimanale, frequente arriva l'incitamento alla carica a testa bassa contro questo o quel maggiorente o (presunto) potente di turno. La sensazione che si prova, vi assicuro, è di mesto sconforto. Deve essere pressappoco quella del toro quando gli sventolano davanti la mantillas e si arrende al destino iniziando l'ultima carica dell'ultimo pomeriggio della sua vita. E forse un giorno ci arrenderemo e partiremo anche noi, incuranti delle banderillas, per l'ultima carica. Ma oggi no! Abbiamo ancora fiducia e sufficiente conforto negli amici e nella fede. Forse non siamo stati chiari, forse i più non vogliono capire, forse occorre dirlo e ripeterlo ancora: “questo è un giornale, non un tribunale o una questura”. Da noi si deve chiedere (pretendere) informazione, non giustizia. Noi possiamo (dobbiamo) criticare non emettere sentenze. Noi siamo abilitati ad indagare, non a processare. La giustizia, le sentenze, i processi, quelli li dovete pretendere dalle Procure, dai Giudici, dai Tribunali. Il giornale può esporre le vostre ragioni e non la vostra difesa, questa va concordata e pretesa dal vostro avvocato. Noi siamo solo giornalisti, non fateci compiere passi su terreni non nostri, non mandateci allo sbaraglio. Là dove saremmo trafitti dallo stiletto del matador professionista, fra gli applausi della folla che, ne siamo certi, vi vedrà spettatori (paganti ) e magari, infine, plaudenti anche se solo per pavidità. Pochi (ma buoni) fra coloro che ci testimoniano stima e condivisione hanno sottoscritto l'abbonamento o inviato concreto sostegno al giornale. Occorre prenderne atto ed attrezzarsi per resistere in un'impresa difficile ma irrinunciabile. Del resto sapevamo in partenza che non partivamo per una gita nei boschi. Non è ancora spuntata l'alba dell'ultima “tarde”, mantillas e claveles non fanno parte della nostra cultura. Noi preferiamo lancia e cavallo ed attendiamo che ci processino per questi, giacché le indagini sono terminate da 2 anni. (Il Direttore)


Celestina Gravina, Procuratore Capo a Matera

Irripetibili epiteti, giungono in redazione, con lettere rigorosamente anonime, all'indirizzo del nuovo Procuratore Capo presso il Tribunale di Matera: D.ssa Celestina Gravina. Non meritano (né potrebbero) avere alcuno spazio. Occorre, tuttavia, imporre un metodo di lavoro che introduca al corretto metro di giudizio. Lamentano, molti, che il nuovo procuratore abbia partecipato alla presentazione di un libro dell'On. Giuseppe Ayala circondata da relatori di un preciso schieramento politico (Pd) e rilanciano con l'imminente (prevista) presenza dell'alto magistrato fra i relatori, alla presentazione di un altro libro, con l'avv. Emilio Nicola Buccico. Le lagnanze sono costruite su presupposti di dietrologia complottista che affliggono la società materana in misura ancora maggiore, se possibile, di quanto non accada abitualmente nella penisola italica. Solo perché siederanno allo stesso tavolo per qualche ora, si sancirebbe un sodalizio che ripercorre la trista frequentazione fra Buccico ed il predecessore della D.ssa Gravina, il Dr. Giuseppe Chieco (ancora oggi alle attenzioni dei magistrati di Catanzaro, pendente l'opposizione all'archiviazione nel procedimento che vede i due indagati di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari). Le persone si giudicano dai fatti e dagli atti che pongono in essere: mai nel computer personale della D.ssa Gravina troveremo il file originale di una denuncia querela dell'avv. Buccico (come accadde per il Dr. Chieco). Mai vedremo nei corridoi del Palazzo di Giustizia, l'avv. Buccico appoggiare la mano sulla spalla della D.ssa Gravina come suole fare (negli ultimi tempi più raramente) con alcuni magistrati. Mai accadrà che Buccico, un suo assistito e la D.ssa Gravina andranno dal GIP per discutere un dissequestro (come accadde con Chieco dal Gip Angelo Onorati). Mai Buccico potrà promettere alla D.ssa Gravina la nomina a consulente dell'antimafia in cambio di una mancata iscrizione nel registro degli indagati di un suo allievo (come accadde con la D.ssa Felicia Genovese a “protezione” dell'avv. Labriola). Sono solo alcuni dei fatti incredibili, gravissimi, esecrabili che hanno mostrato comportamenti disinvolti e censurabili tanto da meritare l'adozione di procedimenti disciplinari e l'avvio di indagini penali. Lasciamo lavorare in pace la D.ssa Celestina Gravina, ha la responsabilità di una Procura difficile ma anche la tempra e l'esperienza per fare bene. (Nicola Piccenna)