domenica 17 luglio 2011

MATERA: Il “caso” Cifarelli & il "caso" Gaudiano


Il "caso" Cifarelli
Era il 12 ottobre 2010 quando la D.ssa Alessandra Susca, PM, formulò la richiesta di rinvio a giudizio per 13 persone imputate di reati gravissimi contro la pubblica amministrazione. Chiamati a rispondere, a diverso titolo e con specifiche responsabilità di reati che vanno dall'associazione per delinquere, alla truffa aggravata; dalla turbata libertà degli incanti alla falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale. Martedì 24 maggio, il Giudice dell'Udienza Preliminare si è pronunciato: rinvio a giudizio per i reati più gravi; prescrizione per gli altri. Non vi è nessuna condanna e le guarentigie del nostro sistema giudiziario stabiliscono la presunzione di non colpevolezza che si condivide in pieno e totalmente. Da ciò, tuttavia, non può discendere una totale censura delle ragioni di opportunità che presupporrebbero comportamenti responsabili e atti concreti tesi a liberare l'ente comunale da imbarazzi e criticità. Infatti, essendo il Comune di Matera parte offesa nel processo che inizia con l'udienza del 28 settembre 2011, appare quanto mai inopportuno che possa continuare a rivestire il ruolo di portavoce del Sindaco, uno dei principali imputati che risponde di associazione per delinquere finalizzata alla truffa ai danni dell'Ente comunale. Il Dr. Roberto Cifarelli, che è “non colpevole” sino a prova contraria, ha la sensibilità politica ed etica per comprendere che occorre eliminare dalla partita ogni imbarazzo o conflitto che, oltre a sollevare sospetti e mugugni quale che fosse la posizione assunta dal Comune di Matera, impedirebbe a lui stesso di difendersi in piena e completa autonomia e libertà. Magari sarebbe stato preferibile che si facesse da parte già prima del rinvio a giudizio ma adesso, francamente, appare inevitabile. Fra le contestazioni mosse dal Pubblico Ministero sulla base delle evidenze investigative, l'imputato Cifarelli: “si associava al fine di commettere più delitti contro il patrimonio, la Pubblica Amministrazione e la Fede Pubblica tra i quali la truffa aggravata ai danni di un Ente Pubblico (Comune di Matera, ndr), il falso ideologico in atti pubblici, l'abuso d'ufficio e la turbata libertà degli incanti, al fine di conseguire la proprietà o comunque la disponibilità di beni immobili demaniali e comunali da destinare ad attività di speculazione edilizia... con promesse, collusioni ed altri mezzi fraudolenti, turbavano la gara nella licitazione privata al fine di aggiudicarsi le suddette aree demaniali... inducevano in errore il Comune di Matera per l'esenzione dal pagamento degli oneri di costruzione pari ad Euro 249.101,27”. 

Il “caso” Gaudiano 
Altro emblematico caso che porta a processo importanti amministratori di enti pubblici, è quello definito sempre il 24 maggio scorso, un vero e proprio martedì nero delle amministrazioni locali. Questa volta sono i vertici della sanità lucana a finire rinviati a giudizio: Vito Nicola Gaudiano (Direttore Generale dell'Azienda Sanitaria Materana), Giuseppe Montagano (Commissario della medesima ASM, all'epoca dei fatti reato contestati) e Rocco Alessandro Giuseppe Maglietta (Direttore Generale del CROB di Rionero). Rispondono del reato di cui agli artt. 110, 323 c.p., perché, il MONTAGANO, quale Commissario, con i poteri del Direttore Generale dell'Azienda Sanitaria Locale di Matera, nominato tale dal Presidente della Giunta Regionale di Basilicata in data 01.01.2009, in concorso con il MAGLIETTA, quale Direttore Generale del Centro di Riferimento Oncologico di Basilicata con sede in Rionero in Vulture, in violazione di Legge e/o regolamento, procuravano intenzionalmente al GAUDIANO, il quale li istigava, un ingiusto vantaggio patrimoniale, sia perché evitavano al GAUDIANO di dimettersi dall'incarico di Direttore di Unita Operativa Complessa CRT Basilicata, sia perché gli consentivano di percepire mensilmente, quale Direttore Generale dell'Azienda Sanitaria Locale di Matera (nomina avvenuta in data 07.01.2009), carica che, permanendo la situazione di incompatibilità non avrebbe potuto ricoprire, competenze maggiori rispetto a quelle che gli sarebbero spettate quale Direttore di Unita Operativa Complessa CRT Basilicata. Non è affare da poco se il Pubblico Ministero ha fornito le prove documentali che i tra hanno conseguito lo scopo criminoso attraverso una serie abusi e false attestazioni. È il male della politica onnipresente ed onnipotente che, quando decide di perseguire taluni accoppiamenti di illustri “posteriori” a lucrose poltrone, dimostra solerzia e dispregio delle regole pari solo alla pretesa impunità dovuta a non si sa quale titolo e, purtroppo, a volte favorita dalla lentezza delle indagini. Come in questo caso. La Procura aveva, sin dai primissimi giorni della nomina di Vito Nicola Gaudiano, tutti gli elementi che hanno poi condotto al rinvio a giudizio. Come per anni ha avuto nel cassetto le indagini svolte dalla Polizia Giudiziaria sul voto di scambio, sulle anomalie dell'appalto per la risonanza magnetica, sulle morti sospette, sui concorsi pilotati. Ma i tempi lunghi, quasi sempre, conducono alla prescrizione del reato ed al confermarsi di una presunzione d'impunità. Quasi! 




di Filippo de Lubac

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